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Il forum dei disoccupati -
il forum per chi cerca lavoro: consigli & community per far passare il tempo
Uomini e donne di tutto il pianeta, benvenuti nell'universo del disoccupato. E non venite a dirmi che non sapete cos'è la disoccupazione.
Siete nella fascia 18-24 anni, magari con una laurea (o un diploma, tanto ormai hanno lo stesso valore) triennale e cercate lavoro colpevoli del duplice crimine di non esservi specializzati e di non avere asperienza lavorativa?
Siete nella fascia 25-34 anni e, dopo mesi e mesi di contratti a termine o a progetto, la vostra azienda ha deciso di lasciarvi a casa per prendere stagisti a non finire?
Avete dai 35 ai 50 anni con esperienza pluriennale in un campo che ormai grazie alla crisi o si è estinto o è passato in mano a ditte e firme meno costose delle nostre italiane?
Avete dai 50 anni in su e la vostra azienda ha deciso di fallire mentre a voi mancano pochi bellissimi anni alla pensione così ad ogni colloquio vi sentite dire "ma lei è un po' troppo anziano per la nostra idea di lavoratore?"
Ecco, questa è la parte tecnica della disoccupazione. Perchè c'è anche una parte psicologica.
Improvvisamente, che usciate da un corso di laurea o da un lavoro, vi ritrovate ore e ore libere, vuote, deserte e deprimenti senza sapere come occuparle. Non volete uscire per evitare di stare a guardare gente che fa shopping mentre sapete benissimo che ogni ulteriore acquisto da parte vostra sarebbe un indebitamento. Stare a casa a guardare "chante!" su Italia1 è una tortura: dopo due ore la musichetta vi risuona nella testa e poco importa che sappiate o meno il francese. "On doit chante-eeeeee, on a a a chanta-aaaaaaaaa paparapppappa...". Così i primi giorni ci ritroviamo a scrivere curriculum a raffica e a inviarli o consegnarli a mano a tutte le aziende che ci capitano sotto tiro. Ormai tutti sanno il vostro nome e cognome. Si riempiono le attese tra l'invio della mail e la tanto agognata risposta giocherellando su facebook, cui ci siamo iscritti giusto perchè "non c'è niente di meglio da fare."
Infine capiamo che, così facendo, ci roviniamo solo la vista.
Quindi passiamo alle pulizie, sopratutto se siete donne. E dopo aver passato stracci, cif, pronto, oust, chillitbang, stracci straccini straccetti mochi e per chi se la ricorda anche la vaporì; dopo aver sfrattato gli acari di casa da tappeti e moquette, lucidato linoleum e levigato marmi anche la nostra casa implora pietà. Pietà dai detergenti chimici che la stanno intossicando.
Quindi passiamo alla cucina. Ore e ore al caldo tra forni e fornelli a preparare manicaretti che, puntualmente, vengono avanzati o escono bruciati/crudi/salati. A quel punto sarà il/la partner, o il cane, o il gatto a chiederci pietà perchè non ne può più di mangiare per soddisfare una nostra impotenza lavorativa.
A questo punto, di norma, ci si rende conto che stiamo seguendo un processo di rielaborazione del lutto. Si, perchè di lutto si tratta. La nostra mente reclama, si oppone, ma ormai è tardi.
A questo punto ci sediamo davanti casa, o sul balcone, o alla finstra con un bicchiere pieno a metà di quello che ci capita e guardiamo la vita che scorre. Ci sentiamo come nostra nonna. Come se la nostra vita fosse al termine, completamente dipendente da quella attività che tanto odiamo. <>
Ecco perchè ho creato questo angoletto. Per raccogliere persone nelle varie fasi della rielaborazione del lutto da lavoro in moda che si possa riempire questo vuoto con qualcosa. Esperienze, giochi, vecchie attività e nuove. Dialogo con alte persone e reciproca consolazione.
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